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Recensione pilota: "L'Ora Blu" di Paula Hawkins

  • Immagine del redattore: exlibrislibri
    exlibrislibri
  • 29 giu
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 2 giorni fa

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Eccoci qui per questo giro di prova, con "L'ora blu" di Paula Hawkins, pubblicato in Italia da Piemme.


Comincio con il fare una doverosa premessa: a suo tempo, avevo letto "La ragazza del treno", della stessa autrice e, come spesso accade con tutte le opere esaltate in modo fantasmagorico dal New York Times, non avevo compreso il perchè di tutto quell' entusiasmo.

Insomma, opera godibile, ma avevo letto thriller decisamente migliori.

Per questo motivo, mi ero astenuta dal leggere gli altri libri dell'autrice, fino alla settimana scorsa, quando un'amica, sapendo del mio amore smisurato per i libri, si è presentata con "L'ora blu" in mano.

Per un po' ho pensato di cambiarlo, poi ho deciso di dargli una possibilità.

Un libro è un dono già di per sè... figuriamoci se poi è regalato, per me è sacro.

Non me la sono sentita di restituirlo in libreria e così ho cominciato a leggere.


"L'ora blu" è ambientato su una remota isola scozzese, chiamata Eris, che è tagliata fuori dalla terraferma per gran parte della giornata, a causa delle maree. Un tempo, Eris era stata la dimora di una talentuosa artista, Vanessa Chapman, scomparsa da tempo per colpa del cancro.


Vanessa viene presentata dall'autrice come il ritratto del genio: ispirata, intensa, tormentata, creativa. Al suo fianco, negli ultimi anni, c'è stata sempre e solo l'amica Grace Haswell, suo medico, a cui Vanessa ha lasciato in custodia la casa.

La storia dell'artista è legata a doppio filo a quella torbida del suo ex marito, Julian: l'uomo (anch'egli un personaggio inquieto, controverso e infedele) scomparve misteriosamente nel nulla, dopo aver fatto per l'ultima volta visita a Vanessa sull'isola.


Prima di morire, Vanessa decide di lasciare tutto il suo patrimonio artistico alla Fairburn Fondation, un ente di beneficenza creato da Douglas Lennox, filantropo e mercante d'arte. Fin qui niente di strano, se non fosse che Douglas Lennox era un suo acerrimo nemico, che per anni la perseguitò in tribunale dopo che Vanessa annullò all'ultimo minuto una mostra a Gasglow, provocando alla galleria di Lennox perdite per decine di migliaia di sterline.


Il caso Chapman scoppia quando un antropologo forense, visitando una mostra, scopre che una delle opere dell'artista, "Division II" è stata realizzata con frammenti di ossa umane. James Becker, curatore delle opere di Vanessa per la Fairburn Foundation, viene incaricato di recarsi sull'isola di Eris per informare Grace dello scandalo e per prendere da lei tutto ciò che resta delle opere dell'artista: secondo la fondazione Fairburn, infatti, Grace Haswell non ha mai consegnato tutti i quadri di cui era realmente in possesso e mancherebbero alla lista delle opere ormai appartenenti di diritto alla fondazione, oltre agli appunti e ai diari di Vanessa.



Devo essere onesta: mi ha intrigato parecchio, specialmente all'inizio.

Il personaggio di Vanessa è quello meglio tratteggiato e la narrazione frammentaria, visionaria, i richiami costanti all'isola, al simbolismo, all'arte e agli stralci di diario dell'artista, che ricostruiscono parzialmente le vicende, sono a mio parere la parte migliore del romanzo, il motivo per cui vale la pena leggerlo.


Vanessa rimane insuperata anche dai protagonisti principali nel presente, Grace Haswell e James Becker che, seppur ben caratterizzati, mi sono sembrati fiacchi e poco coinvolgenti in alcuni passaggi. Non sono riuscita ad apprezzare del tutto con nessuno dei due, nonostante il grande sforzo introspettivo dell'autrice.

I restanti personaggi (Helena, Sebastian Lennox, Marguerite), assumono una caratterizzazione minore, solo funzionale ai fini della trama.


Nel complesso, il romanzo mi è piaciuto: la criticità maggiore l'ho riscontrata da metà libro in poi, perchè comincia a intuirsi presto cosa può essere successo: d'altronde, gli abitanti dell'isola di Eris si contano sulle dita della mano.

Questo spegne un po' l'entusiasmo, soprattutto considerando che la narrazione, sebbene piacevole, a tratti è lenta, perchè introspettiva.

"L'ora blu" è più simile a un giallo/mistery che a un thriller: la tensione sale piano, come uno slowburn, e non ha poi dei veri colpi di scena.

Non è il classico thriller dai ritmi serrati, ma l'isola di per sè, con i suoi paesaggi, le sue maree, è protagonista tanto quanto Vanessa ed è il vero cuore del romanzo.

Questo aspetto, l'ambientazione che diventa parte dell'azione, è quello che più mi ha attratto e mi ha spinto a portare a termine la lettura.

Un grosso punto a sfavore, per me, è il finale, perchè è costruito male. Troppo rapido, affrettato, come se l'autrice stesse dicendo: "ah, sì, vi ho detto tutto quello che dovevo, finalmente... adesso sono affari vostri".

Avrei preferito una cura migliore, una chiusura meglio orchestrata perchè i finali, per quanto aperti, vanno comunque saputi costruire.

Vi consiglio quindi di leggerlo, ma non se avete in mente un thriller canonico con colpi di scena a ogni angolo e ritmi da cardiopalmo, perchè di fatto non lo è.

Chissà... forse comincerò a prendere in considerazione l'idea di recuperare gli altri romanzi dell'autrice.


Vostra,

Ex Libris




 
 
 

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